La storia vera che ha anticipato di quattrocento anni le fantasie più perverse del marchese di Sade.
Il Barbablù della fiaba di Perrault ha un volto tra i più sconcertanti della storia occidentale. È personaggio realmente esistito: Gilles de Rais, maresciallo di Francia, il compagno prediletto di Giovanna d’Arco, l’eroe nazionale alla liberazione di Orléans dagli inglesi, “grande del regno” a venticinque anni, erede di una fortuna colossale, raffinato collezionista e appassionato di teatro. Ma il vero Barbablù è anche l’uomo che tra il 1432 e il 1400 uccise e fece uccidere, dopo averne abusato, decine e forse centinaia di bambini e di ragazzi, senz’altra motivazione che il proprio piacere personale. Appassionato di alchimia, evocatore di diavoli, finalmente arrestato e processato, questo serial killer per vocazione “artistica” confessa, si pente e muore da santo nel compianto generale. Una vicenda paradossale e contraddittoria, che sembra uscita da un dramma di Shakespeare, ma ha per noi un suono di inquietante attualità.
La gratuità dei suoi delitti, che con un anticipo di quattrocento anni traducono nella realtà le fantasie del marchese di Sade, gli enigmi della sua personalità hanno continuato ad affascinare scrittori come Flaubert e Rimbaud, Queneau e Tournier; registi come Pasolini e Buñuel, e quanti si interrogano sulla vera natura dell’aggressività umana.
Questa di Ernesto Ferrero è la biografia più completa e attendibile su Barbablù. È anzitutto il quadro avvincente di un’epoca, il tramonto di un Medioevo crudele e disperato, bigotto e superstizioso, sfarzoso e miserabile. Ma anche se rigorosamente documentato, ogni momento di questa storia terribile ha il sapore di un romanzo “nero” in cui si aggirano figure indimenticabili, sull’incerto confine che separa il bene e il male. Spicca su tutti Giovanna d’Arco, non la santa della leggenda nazionalista, ma una ragazza guerriera di commovente umanità, al centro di misteri non ancora sciolti dopo molti secoli.
Hanno detto di Barbablù
Una bellissima biografia
Un libro appassionantissimo non solo per la sua indagine sulla misteriosa figura di Gilles, ma anche per i personaggi secondari, per modo di dire, che racconta: dal vile delfino Charles alla vera Giovanna d’Arco, al fiorentino Francesco Prelati alchimista e animatore di messe nere con sacrifici umani alla corte di Gilles”
Ferrero ricostruisce con efficacia le vicende della Francia del Quattrocento, tra le guerra dei Cent’anni e la comparsa della Pulzella d’Orléans…Il suo è un grande affresco che da un lato poggia le fondamenta sull’idea di Johan Huizinga di un “autunno del Medioevo” e dall’altro sull’idea freudiana della polarità tra Eros e Thanatos. Il Male esiste –giganteggia nelle pagine di questa biografia, che tuttavia è impegnata a circoscrivere i bagliori di questa grandezza nell’ambito di una asciutta narrazione dei fatti”
A produrre i serial killer non è né l’appartenenza a un’epoca o a una fede, né qualche trauma infantile (le infanzie si somigliano più di quanto si creda), ma una possibilità inscritta nella natura dell’uomo, e che di tanto in tanto si realizza, se qualcuno, come in sogno, varca una certa soglia. Questo punto di vista permette a Ferrero di guardare l’orrore in modo limpido, fermo e oscuramente fraterno.
Sciogliendo l’imponente apparato di fonti in una narrazione di grande efficacia, Ferrero spiega come le efferatezze compiute da Barbablù provenissero dalla ristretta cerchia del privilegio.
Ferrero unisce il suo talento di narratore a un’ampia erudizione storiografica.
Un racconto di prim’ordine…Ferrero ci incatena alla sua storia con gran sagacia di scrittore.