Il Napoleone più sorprendente, e per noi oggi più affascinante, è il grande organizzatore, il manager che porta nello Stato e nell’esercito una mentalità imprenditoriale, il sapiente motivatore di uomini, l’inventore delle tecniche della comunicazione e del consenso di massa. Il genio empirico che conosce come nessuno la psicologia degli uomini e apre le carriere al merito. Il borghese che “poteva tutto perché voleva tutto” (Balzac), e perché sapeva tutto, il bibliofilo e l’intenditore di teatro che trasforma la cultura in strumento di buon governo creando il Louvre, il politico spregiudicato capace di fulminee elaborazioni di calcolo, che mette in pratiche le teorie di Machiavelli. Ma anche il vinto che a Sant’Elena ribalta la sconfitta nella più definitiva delle vittorie costruendo la leggenda del martire e del liberatore di popoli e offrendo un “manifesto” irresistibile alle ambizioni della borghesia emergente.
È il Napoleone inventore della modernità quello che ci raccontano queste sei “lezioni” intessute di detti memorabili, analisi e intuizioni fulminanti che non cessano di sorprendere. L’ edizione 2014 è arricchita di un nuovo capitolo che ci riguarda da vicino, ovvero quello che non abbiamo ancora imparato dal “sistema Napoleone”: la pratica della meritocrazia, il controllo rigoroso dei budget, la stesura di leggi chiare, l’efficienza dell’amministrazione, l’importanza dell’istruzione, l’ampiezza delle visione progettuale, la cura di ogni minimo dettaglio.
“Ci vuole più carattere nell’amministrare che nel fare la guerra”
Hanno scritto:
Anche questo Lezioni napoleoniche è affascinante.
Oriana Fallaci
Un bel libro (…) Napoleone fu un grande perché capì già prima di assurgere al trono imperiale (probabilmente sin dai tempi della campagna d’Egitto) che ‘dissimulare gli incidenti di percorso è più importante che magnificare le vittorie’. Può apparire un concetto banale, ma non lo è. Anzi: i successi del Bonaparte si spiegano proprio con la sua grandissima capacità di ‘gestire’ gli insuccessi”
Paolo Mieli
“Corriere della sera”
24 novembre 2002
Napoleone Bonaparte, che aveva delle idee su tutto, anche sul modo in cui si deve scrivere, avrebbe senza dubbio approvato questo libro di Ernesto Ferrero, Lezioni napoleoniche, asciutto, essenziale concentrato, chiaro, come l’Imperatore raccomandava. La bibliografia in merito è ovviamente sterminata, ma Ferrero mi sé mosso con una sapienza strategica non indegna del “caporale”. Ha deciso di dividere il fronte in sei settori: “La natura degli uomini”, “Conoscere per decidere”, “Il governo dei collaboratori”, “Strategie dell’impresa”, “La comunicazione”, “Parte di gestire le sconfitte”. E su ciascuno ha portato in linea le sue più penetranti batterie di citazioni scritte con la massima oculatezza dei detti, i proclami, le lettere, i pettegolezzi e i diari coevi, oltre naturalmente al Memoriale di Sant’Elena. (…)
Ferrero documenta bene l’incredibile capacità di lavoro, la cura maniacale dei minimi dettagli della gestione militare e statale, l’impulso contenibile, frenetico, a ‘fare’, la memoria mostruosa, la mostruosa rapidità nell’impadronirsi dei dati essenziali di qualsiasi problema (i deficit dei teatri parigini, le basi d’appoggio per l’invasione della Russia) e nel prendere una decisione nel giro di giorni, di ore”.
Carlo Fruttero
“La Stampa/Tuttolibri”
23 novembre 2002