Bollati Boringhieri pubblica una Breve storia di chiunque sia mai vissuto di Adam Rutherford, divulgatore inglese, che vale decine di romanzi. Vi si racconta di come siamo in grado di ricavare dalla lettura del DNA una quantità di dati impressionanti che si compongono in un vero libro di storia: nascite, morti, malattie, guerre, carestie, migrazioni e incroci, sin dai tempi dei neandertaliani e dei Sapiens. Così la scienza diventa la storia dei cento miliardi di uomini che sin qui hanno popolato il pianeta.
Con una prima ed evidente conseguenza: di fronte questa sterminata e ininterrotta sequenza di ibridazioni, buona parte delle quali insospettabile, il concetto di razza fa semplicemente ridere e chi lo impugna non è molto più evoluto dei lontani progenitori neandertaliani.
Monumentale e benemerita impresa nei “Millenni” Einaudi: il Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni di Voltaire, di cui esisteva soltanto in italiano soltanto un’edizione per il Club del libro del 1966-67, a cura di Marco Minerbi, da tempo introvabile. Il curatore è Domenico Felice, che firma le traduzioni insieme a Lorenzo Passarini, Fabiana Fraulini e Piero Venturelli: eroici e meritevoli della nostra gratitudine.
Sono due tomi di pp. CXXXIX-870 e 965 pagine al costo non indifferente di € 150, ma si tratta di uno di quegli investimenti da prendere in attenta considerazione. Perché in quanto a fascino di lettura, Voltaire non ha niente da invidiare a Chateaubriand, che probabilmente ha molto imparato da lui. Il Saggio si potrebbe anche intitolare, borgesianamente, Storia universale dell’infamia, perché a partire dai Sumeri quella che Voltaire racconta è una storia di fanatismi, intolleranze, violenze, guerre, disastri e delitti che hanno insanguinato per millenni la storia dell’umanità. Non c’è epoca, regione del mondo o personaggio storico che Voltaire non padroneggi, e soprattutto non sappia restituircelo con una irresistibile verve giornalistica, come gli riconosce anche Isaiah Berlin. Un comunicatore straordinario, un incantatore di immenso talento che ci tiene avvinti sulla pagina.
Naturalmente non importa che tutto quello che racconta sia storicamente fondato. Quello che ci interessa è l’affermazione del valore civile della storia che, come scrive il prefatore Roberto Finzi, non è la ricerca, una volta per tutte, del vero assoluto e indubitabile, ma una continua investigazione per rispondere ai problemi che il presente impone a chi si interroga sul mondo e sui suoi destini. Senza dire che Voltaire è il pioniere di un allargamento del campo della storia all’economia e a quelle che oggi chiamiamo le culture materiali, e a mondi diversi da quello europeo. Non solo, a Voltaire interessano anche le opinioni, sopratutto le più fallaci e assurde, perché sono quelle a governare il mondo. Così accade che la menzogna finisca per asservire i popoli, incatenarli e depredarli. Parole che sembrano scritte per l’oggi, in cui i gadgets digitali veicolano una quantità spaventosa di bufale, false notizie, invenzioni criminali e idiozie.
Tra gli obiettivi polemici di Voltaire c’è anche la deriva delle istituzioni religiose, e della Chiesa in primis, che hanno trasformato un messaggio morale in dogmi generatori di fanatismo, violenze e guerre. Così è accaduto che la “santa e dolce religione” del Fondatore “è diventata con i nostri furori la più intollerante di tutte, e la più barbara”.
E tuttavia, in polemica con Rousseau, Voltaire è convinto che le società si possano civilizzare e perfezionare, sia pure tra mille difficoltà, praticando la commiserazione, cioè la pietas verso gli altri, e la giustizia cioè un ben calibrato sistema normativo.
Questa accelerazione possono imprimerla solo le grandi personalità, come è il caso di Enrico IV. Esistono solo quattro età felici che hanno conosciuto la perfezione delle arti: quella di Filippo e Alessandro, quella di Cesare e Augusto, quella dei Medici, quella di Luigi XIV. Ma oggi dove trovare i Grandi Acceleratori? Mai le classi dirigenti ci sono apparse così inadeguate, incolte, inette, incapaci di visione, di progettare nel lungo periodo invece che di guardare alla prossima scadenza elettorale. Il travolgente progresso delle tecnologie si accompagna a gravi difetti della vista, miopia, strabismo, cecità incombente. Temo che non ci sarà un nuovo Voltaire a raccontare gli ultimi capitoli di questa storia universale dell’infamia.