Amos Oz e il fanatismo che è in noi.

Sante parole quelle che Amos Oz dedica al fanatismo nel saggio che esce da Feltrinelli con il titolo Cari fanatici, nella traduzione di Elena Loewenthal, che è sempre una garanzia.  La chiave per una vita decente, dice Oz, è saper ascoltare l’altro ed essere capace di vedere il mondo e se stessi con gli occhi altrui. Il miracolo della buona letteratura e della buona politica ha la stessa origine: la capacità dell’osservazione e la distanza da se stessi.

Il fanatismo è un male che affligge tutta l’umanità: ebrei, mussulmani, cristiani, laici. In tutti noi è presente un nucleo di fanatismo. Il fanatico è un punto esclamativo deambulante. Lo siamo tutti un po’ perché vogliamo rimodellare gli altri per il loro bene. Il desiderio di rimodellare l’altro è il primo grado del fanatismo. Il vero fanatico non è interessato alle persone concrete né alla vita sociale quotidiana. Vuole un mondo in cui tutti si assomigliano, sono tutti uguali, e quindi non esiste più l’altro. Un segno inequivocabile per cui si riconosce un fanatico è la mancanza del senso dell’umorismo. Non esistono solo i fondamentalisti religiosi e politici. Esiste anche un fanatismo laico, ambientalista e no global e perfino dei tifosi mi calcio. Il fanatismo non si misura dal tono della voce, ma dalla disponibilità ad ascoltare e tollerare altre voci.

Questa scarsa o nulla disponibilità all’ascolto, aggiungo io, è una delle malattie della nostra epoca, e si può curare solo con l’educazione e la formazione. Ma chi educherà gli educatori, genitori compresi, a un’impresa così delicata e così decisiva?

Scrivi una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Puoi utilizzare questi tag e attributi HTML:

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>